intervista Nuovi Profumi su Repubblica

Quando nel febbraio del 2020 è stata annunciata la cessazione delle attività e la chiusura della Morris Profumi Spa, per i dipendenti, alcuni dei quali erano impiegati nella storica azienda di profumi da dieci, quindici o oltre vent’anni, la notizia è stata come una tempesta, un oscuramento dell’orizzonte che ha anticipato di solo un mese un altro cupo scenario, quello tinteggiato dalla pandemia.
Di fronte alla prospettiva di perdere il lavoro, disperdendo esperienze e competenze affinate nel tempo, alcuni dipendenti hanno reagito scommettendo sulla possibilità di prendere in mano le redini del loro futuro lavorativo trasformandosi in soci proprietari attraverso quello strumento che in termini tecnici è chiamato Workers buyout (Wbo) ossia l’acquisizione della proprietà e del controllo dell’impresa da parte dei dipendenti riuniti in cooperativa. Da questo percorso, non privo di ostacoli, è nata la Nuovi Profumi, società della quale i 34 soci sono nello stesso tempo proprietari e imprenditori.
“La notizia della chiusura dell’azienda è stata per tutti di forte e drammatico impatto: di fronte ai dipendenti, l’85% donne, difficilmente si sarebbe potuta offrire una nuova prospettiva lavorativa, tenuto conto del periodo di crisi che il Covid aveva spalancato. Ad acuire il malessere di quei giorni, infatti, solo un mese dopo che era stata annunciata la messa in liquidazione aziendale, prima ancora che potessimo iniziare a fare ipotesi intorno agli scenari successivi, si è aggiunta la pandemia che ci ha gettato in una situazione ancora peggiore sia come stato d’animo sia, concretamente, sul piano lavorativo, con l’azienda ferma quasi completamente”, osserva Alessandro Torsiglieri, che in Morris era direttore di stabilimento e oggi è presidente della cooperativa. Coerentemente con la natura della nuova società che nasce da una volontà di condivisione, per raccontare la loro avventura di trasformazione i soci sono riuniti in una sala dell’azienda e mi rispondono intrecciando voci e prospettive.

Quando avete intravisto la possibilità di una svolta?
“Paradossalmente, proprio la minaccia del Covid ha messo in luce la possibilità di non recidere la storia di un’azienda produttrice attraverso una riconversione orientata alla produzione di gel disinfettante. E’ stato questo il tornante in cui abbiamo iniziato a intravedere l’occasione per ripartire, prendendo in mano le sorti dell’azienda.”
Già a marzo 2020, guardando al futuro, “abbiamo infatti capito che la scelta dell’azienda, motivata da una situazione di crisi del mercato reale, era irreversibile e che i margini di trattativa per un rientro erano minimi. Ma, nello stesso frangente, abbiamo iniziato a capire che, mettendo insieme le nostre forze e capacità, avremmo potuto trovare soluzioni alternative. Trasformando noi stessi e il nostro lavoro.”

Dopo essersi confrontati, l’ipotesi di creare una cooperativa riceve il maggior numero di consensi e, pur nella criticità del periodo, prende corpo: “Tra mille difficoltà e ostacoli, senza potersi incontrare se non da remoto, abbiamo studiato la sostenibilità del nostro progetto e, anche grazie al supporto di Legacoop, siamo riusciti a creare la nuova società che ci ha permesso di mantenere un’identità e una expertise che si erano formate negli anni.”
Parte della storia e dell’identità aziendale viene conservata grazie alla possibilità ottenuta dai soci di continuare a utilizzare i marchi “Morris” e “Gocce di Napoleon” strettamente legati alla memoria della città e del territorio. Inoltre, “abbiamo potuto mantenere la struttura di ricerca e sviluppo per un brand di cui, in sostanza, abbiamo ora il controllo dell’intera filiera, dalla produzione alla vendita.”
La nuova società, che oggi impiega 34 lavoratori dei 114 impiegati dalla ex Morris, “ha come valori fondanti l’obiettivo di garantire la continuità lavorativa mantenendo le expertise nel campo della profumeria e portando avanti una azienda che non punta a creare utili per una proprietà ma a conservare la qualità del lavoro e della vita per i soci.”

Quali sono stati i costi sostenuti e gli strumenti utilizzati per potervi trasformare da dipendenti a soci imprenditori e proprietari della azienda?
“Nel momento in cui abbiamo terminato l’esperienza lavorativa con la società in liquidazione, ogni lavoratore ha richiesto l’anticipo di due anni della indennità di disoccupazione di cui avrebbe beneficiato dal licenziamento e lo ha conferito alla nuova società: questo ci ha permesso di capitalizzare per ciascuno di noi una quota corrispondente ai 24 mesi di indennità di disoccupazione A questa parte di capitale si è aggiunta una compartecipazione di Legacoop equivalente a quella dei soci per un totale complessivo di capitalizzazione di circa un milione e 200mila euro.”

Matteo Pellegrini di Legacoop Emilia Ovest, parte del Cda della cooperativa, conferma come “la possibilità di utilizzare la Naspi in un’unica soluzione per diventare imprenditori di se stessi sia fondamentale così come il lavoro delle finanziarie del sistema cooperativo che investono utili generati dalle altre cooperative per supportare esperienze di questo tipo. Metà del capitale è stato messo dai soci mentre il resto è stato messo da finanziarie cooperative e da CFI, uno strumento pubblico che consente di supportare nuovi progetti imprenditoriali dando vita a nuove realtà lavorative piuttosto che erogare indennità di disoccupazione”.

Oltre ai costi economici sostenuti, avete realizzato un cambiamento lavorativo che va nella direzione di un coinvolgimento pieno in tutti i processi aziendali: in che modo il passaggio da dipendenti a soci imprenditori ha cambiato la vostra vita?
“Per l’avvio della società ognuno di noi ha dovuto utilizzare anche molto del suo tempo libero: la giornata lavorativa ora non è più contenuta nelle otto ore segnate dalla campana ma finisce solo quando è finito il lavoro. E’ cambiata la nostra vita e questo ha prodotto un effetto anche nelle nostre famiglie dalle quali ci siamo sentiti sostenuti, nonostante le difficoltà non siano mancate”, osserva il presidente della cooperativa.

Un cambiamento coraggioso che investe il lavoro e la vita privata, rimodellando la quotidianità e le relazioni, come conferma Marianna Castellazzi, componente del Cda, alle spalle 22 anni di lavoro in Morris: “Siamo tutte ‘ragazze grandi’, con figli che vanno dai 6 ai 15 anni, e per tutte noi la quotidianità si è trasformata. Lavorando adesso moltissimo nella cooperativa, siamo meno presenti sul piano familiare ma non ci è mancato il sostegno da parte delle nostre famiglie, che anzi ci supportano. Certamente è faticoso, ma ci crediamo molto e questo ci dà forza e motivazione.”

Se all’inizio la volontà di reagire era frammista ai timori per la nuova impresa, oggi prevale l’orgoglio: “Oggi sono contenta di avere accettato questa sfida anche se all’inizio avevo molti dubbi perché non si sapeva cosa potevamo aspettarci: ma dopo questi primi nove mesi, sono molto soddisfatta della scelta che abbiamo saputo fare insieme. Stiamo lavorando molto e in modo diverso: anche chi era abituato al lavoro solo di ufficio può trovarsi ad andare in produzione. Ci siamo reinventati e trasformati: è una grande soddisfazione poter partecipare a tutte le fasi attraverso le quali viene formato il prodotto, provando la soddisfazione di creare qualcosa. Dopo i timori iniziali, ora siamo orgogliosi e andiamo avanti a testa alta. Il cuore in Morris c’è sempre stato ma adesso guardiamo avanti: il fatto che adesso siamo tutti proprietari e quindi tutti responsabili della società, ci lega ancora di più alla realtà della Nuovi Profumi.”

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L’azienda

La Nuovi Profumi è una cooperativa nata il 20 luglio 2020 da un workers buyout promosso da oltre 30 ex dipendenti di Morris Profumi, storica

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